Dopo aver informato la Giunta della mia decisione, ho scelto di iniziare il mio percorso incontrando i dirigenti territoriali. Ho chiamato i presidenti ed organizzato brevi incontri dichiaratamente di ascolto: violentando il mio istinto di comiziante mi sono imposto di tacere quanto più possibile e di lasciar parlare. L’idea era quella di raccogliere considerazioni il più possibile autentiche e meno condizionate dalle considerazioni che avrei già voluto poter esternare.
Di seguito elenco come citazioni anonime, alcune delle frasi che mi sono appuntato. Per ora senza giudicarle. L’oggetto delle considerazioni è ovviamente la UISP, intesa come sistema. E per la cronaca il primo giro non è ancora terminato.
In un mondo che è profondamente cambiato è necessario che la UISP cambi profondamente
Gli Enti di Promozione devono liberare risorse, energie, idee, troppo spesso appaiono alle associazioni di base come un ostacolo più che un facilitatore

I meccanismi di costruzione e selezione dei gruppi dirigenti sono incomprensibili, probabilmente disfunzionali.
Lo Sport esige professionalità e competenze, al pari degli altri settori del welfare delle nostre comunità, scuole o ospedali.
Crisi evidente del modello tradizionale della nostra regione fondato sul volontariato.
Non c’è chiarezza nelle regole: spesso alle deleghe non corrispondono poteri e responsabilità effettive.
Il Covid è un’occasione storica per ripensare il nostro ruolo nelle comunità.
Abbiamo grandi esperienze, modelli e competenze che non riusciamo a mettere a sistema. Alcuni comitati sono la punta di diamante, altri non hanno nulla.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di dare ad ogni Comitato gli strumenti per fare potenzialmente tutto.
“Ad Hoc” è la fotografia di un investimento condiviso che ha funzionato bene ma che è invecchiato. Perchè abbiamo smesso di innovarci?
Bisognerà presto fare una statua a Rapaggi, Bonaccini e Bergianti per l’aiuto che stanno dando sul tesseramento. Domanda: perchè questo lavoro non lo fa qualcuno del regionale o del nazionale?
La formazione è una grande risorsa, ma andrebbe riorganizzata.
Ho l’impressione di ripetere sempre le stesse cose da 10 anni, eppure nulla cambia.
Dovremmo interrogarci sulla nostra identità: ci stiamo allontanando dalle società sportive spostandoci verso la promozione sociale.

Alla UISP servirebbe più coraggio e meno politica.
Ci siamo ridotti ad essere un ente erogatore di servizi: tessere, assicurazioni…
Purtroppo i nostri servizi non sono migliori di quelli di altri, e spesso siamo rimasti molto indietro.
Non siamo in grado di selezionare e valorizzare le nostre competenze: non sempre riusciamo a mettere le persone giuste nei posti giusti e spesso mettiamo le persone sbagliate nel posto sbagliato.
I diversi livelli della UISP, nazionale, regionale, territoriale, non dialogano e sembrano chiusi al loro interno.
Ci siamo occupati molto dei grandi impianti sportivi, soprattutto di piscine. Oggi è indispensabile avere soluzioni e proposte per gli impianti di base, soprattutto nelle periferie o nelle frazioni.
Abbiamo inseguito i protocolli con le FSN ed le piattaforme del portale CONI trascurando le attività!
Dobbiamo ripensare i nostri servizi… stiamo diventando l’unica associazione sportiva che non fa marketing!
Una opinione su "All’ascolto nei territori"