Come mia abitudine alla vigilia di ogni appuntamento elettorale ho cercato (con grande fatica), letto ed analizzato i programmi dei candidati. In qualità di presidente di un ente di promozione sportiva ho focalizzato la mia attenzione sui capitoli di interesse per gli associati che sono chiamato a rappresentare.
Sento il dovere di condividere con i Candidati nel collegio di Ferrara, alcune considerazioni sul lavoro operato in questi anni e sulle intenzioni manifestate nei programmi per il prossimo futuro, in questo caso unicamente a titolo personale, senza alcuna intenzione di rappresentare le variegate opinioni dei tantissimi dirigenti sportivi associati o vicini all’ente che ho l’onore di rappresentare, men che meno di orientarne le scelte, sperando piuttosto di poterne discutere, apertamente, insieme.
Nel 2014 la UISP chiese a tutti i candidati al governo della Regione un investimento inedito sulle politiche sportive. La scelta di Stefano Bonaccini di mantenere le deleghe dello sport sotto le sue competenze dirette, dimostrò l’intenzione di dare più centralità e trasversalità ad un settore riconosciuto come strumento di integrazione, volano per il turismo e buona occupazione, antidoto contro la sedentarietà e la solitudine, veicolo straordinario per la promozione del benessere dei cittadini.
Penso sia doveroso riconoscere come, in questi 5 anni, le associazioni e gli attori sportivi abbiano potuto toccare con mano un significativo cambio di passo rispetto al passato: la nuova Legge Regionale sullo Sport, che ha rappresentato uno dei modelli di riferimento per l’azione legislativa anche di altre regioni con governi di segno ben diverso, ha impiegato una quantità di risorse a copertura dei tre differenti bandi (eventi, promozione sportiva, impiantistica) che non mi risulta avere precedenti nella storia della nostra regione ed hanno avuto ricadute importanti su tutti i territori, dai capoluoghi ai piccoli comuni.
In questi anni hanno trovato sostegno concreto le attività delle associazioni di promozione sociale, dai centri ricreativi estivi per le famiglie alle progettualità di contrasto delle nuove fragilità rivolte ai giovani ed agli anziani; hanno trovato riconoscimento le innovazioni relative alla sostenibilità e gli investimenti nelle buone pratiche di riduzione dell’impatto ambientale; hanno trovato accreditamento e risorse gli organizzatori di eventi sportivi, come la Maratona di Ferrara, il Giro Podistico delle Mura o la Granfondo del Po, con valutazioni ed analisi sull’indotto turistico del nostro movimento.
Proprio sulla base di questa esperienza non comprendo la volontà manifestata nel programma della candidata Borgonzoni di escludere categoricamente onlus e APS dai bandi sportivi regionali: a titolo esemplificativo nel nostro territorio verrebbero escluse dalla possibilità di finanziamento realtà quali il “Festival del Ciclismo Lento” promosso da una cooperativa sociale o il progetto “Inclusione e Movimento” della onlus benefica Vola nel Cuore, o ancora le innovative azioni di Attività Fisiche Adattate promosse dalla Cooperativa Esercizio Vita. Anche se apparentemente contro l’interesse delle ASD che il mio ruolo mi impone di rappresentare, sperando si tratti di una svista, lo considererei un imperdonabile errore. Le stesse esperienze di eventi come le straordinarie Bike Night hanno una vocazione più orientata alla promozione del territorio che a quella sportiva!
Escludendo le APS si realizzerebbe inoltre un curioso paradosso nel sostegno pubblico delle azioni sportive: le Associazioni di Promozione Sociale, democratiche per statuto e partecipate attivamente dai cittadini sarebbero escluse dai bandi a vantaggio delle Società Sportive di capitale privato a responsabilità limitata?
Un impatto importante hanno avuto i fondi destinati all’impiantistica sportiva pubblica, che hanno consentito agli enti locali di realizzare interventi strutturali sul proprio patrimonio: la nostra provincia ha beneficiato di finanziamenti per la nuova sede del CUS canottaggio in via Darsena o del comparto della Cittadella di via Porta Catena a Ferrara, piuttosto che i contributi per gli adeguamenti delle piscine di Codigoro e Portomaggiore, del palazzetto di Cento o dei Centri Sportivi di Comacchio, Copparo, Terre del Reno. Progettualità ed interventi non scontati e che quasi certamente non sarebbero stati nemmeno immaginabili senza il contributo determinante della Regione.
In questi anni di grandi trasformazioni e cambiamenti, col superamento delle province e la riorganizzazione dei servizi territoriali ma anche con le riforme dell’ordinamento sportivo e del terzo settore ancora in via di definizione, la Regione ha rappresentato un punto di riferimento insostituibile per tutte le scelte strategiche del mondo sportivo. Corretto ed auspicabile, come indicato nel programma di Lucia Borgonzoni, un ulteriore investimento sulla informazione e formazione del personale tecnico anche negli enti locali, rafforzando quanto già realizzato attraverso la L.R. 34 dalla Giunta Bonaccini: anche in questo caso, mi permetto però di suggerire grande attenzione proprio alla Candidata del centrodestra, espressione di una forza nominalmente federalista ed autonomista, relativamente alla sua proposta di uniformarsi alle disposizione del CONI e delle sue FNS: personalmente indagherei -ad esempio- le indicazioni contenute nelle proposte di riforma costruita proprio da Giancarlo Giorgetti che -non a caso- si propone di ridimensionare drasticamente le competenze in capo al Comitato Olimpico, storicamente imprigionato nella propria burocrazia interna, romanocentrica, centralista e troppo spesso opaca.
“Liberare lo Sport”, passare dallo sport per pochi allo sport di tutti, significa infatti spostare l’attenzione dal centro alla periferia, dalle regole ai bisogni dei cittadini, soprattutto i più deboli. Dalla forma alla sostanza.
Dati gli stringenti vincoli di bilancio degli enti locali, si ritiene più importante investire sulla fruibilità di una piccola palestra scolastica o di frazione per bimbi o anziani o impiegare quelle stesse risorse nell’omologazione tutti gli impianti alle richieste delle federazioni sulla base degli standard olimpici? Personalmente non nutro dubbi riguardo a come ordinare le priorità.
In questi anni ho avuto modo di confrontarmi e di discutere anche aspramente con l’amico ed ex assessore Merli, che a onor del vero, insieme ai suoi colleghi di Modena e Bologna, ha spinto con insistenza sulla giunta Regionale affinchè venissero inserite nella legge regionale tante delle osservazioni prodotte dalla Consulta dello Sport di Ferrara. Oggi penso sia corretto affermare che sulle politiche sportive dalla Regione Emilia Romagna nel mandato appena concluso ci si sia mossi nella giusta direzione, per quanto ancora sussistano criticità e nuove incognite collegate soprattutto alle riforme in corso nell’ordinamento nazionale.
In materia di sport, in questa regione, a prescindere dall’esito elettorale, credo sarebbe saggio dare continuità alle scelte, tutt’altro che scontate, operate in questi anni dalla giunta Bonaccini.
Dai documenti ufficiali che ho potuto analizzare attraverso la rete, pare che nei programmi delle altre liste lo sport sia sostanzialmente assente: l’unica eccezione mi risulta essere “L’Altra Emilia Romagna” con un capitolo tanto sintetico quanto denso e prezioso dedicato al “diritto alla pratica sportiva”. L’esplicito riferimento all’importanza del spazi urbani, dei parchi, delle aree verdi e delle piste ciclopedonali come opportunità di movimento e di gioco è presente solo nel loro programma.
Immagino che tutti gli altri lo abbiano dato per scontato, sebbene scontato assolutamente non sia.