La mia relazione al Congresso della UISP di Ferrara nel dicembre 2016.
Nei limiti del possibile, e soprattutto nei limiti della mia natura di attacca-pezze, tenterò di circoscrivere l’infinita lista di argomenti che vorrei portare alla vostra attenzione (da un lato un bell’elenco di problemi, dall’altro le tante idee che potrebbero fare) concentrando la relazione su poche cose assolutamente prioritarie.
La prima cosa che sento di dover fare, nell’aprire il Congresso del Comitato UISP di Ferrara, dopo quasi 6 anni di presidenza, è quella di restituirvi alcune sensazioni, stati d’animo, quelli più frequenti o insistenti, che hanno attraversato ed attraversano il nostro impegno, e lo condizionano.
Più che un dovere è una necessità, dal momento che non sono mai riuscito a nasconderle e non potrei riuscirci ora.
Confesso di esser preoccupato: ho sentito e sento un crescente senso di solitudine, di insofferenza, di affaticamento, di rassegnazione, non tanto nella UISP, quanto nelle nostre comunità.
Se mi guardo intorno e ascolto le persone trovo tutti gli ingredienti per giustificare una complessiva e razionale mancanza di fiducia, eppure non riesco a non cogliere in questo sentimento una sfida.
Un contesto in cui nessuno è pienamente soddisfatto (o è anzi ampiamente insoddisfatto) non è forse il miglior contesto per far succedere qualcosa? per cambiar passo e proporre un cambiamento anche radicale?
Il livello medio di qualsiasi cosa pare si stia abbassando. Pericolosamente.
Mancano le energie, mancano le competenze e manca il tempo.
I “gruppi dirigenti” di oggi hanno il dovere di far succedere qualcosa.
Se non lo facciamo noi, qui ed ora, succederà o lo farà qualcun’altro.
Noi siamo ancora quelli convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi, possa essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio delle persone.
Ci hanno insegnato che il miglior antidoto per la depressione è il Progetto e che il primo passo per risolvere i problemi sia riconoscere di averne.
L’esistenza di domande e bisogni a cui nessuno da più risposte conferma la necessità di un impegno rinnovato e forse ci fornisce di per se LA ragione della nostra esistenza. C’è bisogno di noi.
Istantanee
Nella Cartellina (per chi la avuta, il resto si trova tutto sul sito) trovate principalmente alcuni grafici che tentano di fotografare la nostra associazione. Alcune immagini statiche ci raccontano quante donne e quanti uomini, quanti giovani o anziani, quanti associati praticanti per disciplina.
Altri raccontano come sia cambiata la nostra base comparando i dati dal 2004 ad al 2016.
Invito ad osservare il trend delle discipline, per esempio Nuoto, Ginnastica e Calcio.
Il calcio da seconda disciplina per numero di tesserati diventa la terza dopo la Ginnastica. Cresce esponenzialmente Centri Gioco Sport Avventura, il tesseramento legato ai Campi Estivi delle Associazioni Sportive che stanno supplendo all’offerta pubblica.
Sottolineo i numeri dell’Atletica (podismo) o delle discipline orientali, fino al Pattinaggio.
Il grafico che trovo il più interessante riguarda però la FEDELTA’ degli associati. Friggendo un paio di processori delle vecchie macchine UISP abbiamo interrogato il nostro database chiedendo cosa avesse fatto ogni singolo individuo attraverso il suo codice fiscale: il dato più interessante è che in 10 anni la UISP ha tesserato quasi 94000 individui! il 75% di questi si sono affiliati per poche o pochissime stagioni mentre solo il 6,5% invece c’è quasi sempre stato. Questi dati ci restituiscono la “mortalità” dei nostri soci dimostrandoci da un lato uno scarso grado di FIDELIZZAZIONE alle associazioni, dall’altro una grande capacità di queste di trovare sempre nuovi partecipanti.

Un grafico difficile ma utile mette in rapporto il numero di praticanti con il numero di società sportive fotografando una tendenza chiara: dalle società piccole si passa a quelle di grandi dimensioni. La media di soci/associazione era è cresciuta del 50%.

Ultimo dato utile a raccontarci sotto il profilo economico.
A confronto pochi ma indicativi dati del 2005 del 2010 e del 2015.
Fatturato complessivo della UISP, contributi pubblici e sponsorizzazioni private, spesa in personale.

(nell’anno in corso lo scenario è ulteriormente mutato in peggio)
In alcuni casi conosciamo le dinamiche che hanno determinato queste trasformazioni, in altri casi questi grafici ci suggeriscono di studiare ancora.
Campioni di Democrazia
In questi anni difficili di sconforto generalizzato ci siamo convinti che per restituire una prospettiva di progresso alle nostre comunità occorra investire/ri-attivare reti e relazioni, di prossimità o di interesse, di bisogni ma anche di desideri. Per farlo oggi reputo irrimandabile oltre che indispensabile, sperimentare (qui) ed applicare (ora) nuovi sistema di relazione, di coinvolgimento, di ingaggio e di partecipazione.
Incontrare e conoscere tutte le società oltre al campionato e all’affiliazione. Se non rendiamo evidente il “di più” che tentiamo di rappresentare siamo peggio dell’ACSI o dell’MSP, perchè giustamente percepiranno solo il peso della UISP e non il nostro contributo.
Credo che la UISP (tutta) non debba irridere la modernità ed i suoi strumenti, ma studiarli ed utilizzarli.
Il nostro corpo sociale (a partire dal dirigente medio di società sportiva) rischia seriamente di essere culturalmente inadeguato ai tempi, e oggi una pagina facebook o una chat su whatsapp rischiano seriamente di moltiplicare la socialità e le relazioni più di quanto non facciano alcune nostre associazione.
Gli esempi si sprecano (non solo nello sport): nostra Lega Nuoto è rinata da un gruppo su whatsapp ed il nostro calendario ciclistico rischia di essere surclassato da una lista broadcast.
A partire dal Consiglio che oggi siamo chiamati ad eleggere e dai gruppi di lavoro di cui ci doteremo, partecipare alla vita dell’associazione non può che essere una cosa seria.
Per renderla seria, la partecipazione, servono regole e buone abitudini, e serve qualcuno che le spieghi e che le faccia rispettare con puntualità. Ne va della nostra credibilità.
Dico questo, e lo sottolineo, perchè al netto delle sue molteplici contraddizioni penso che la UISP abbia in sè qualcosa da insegnare e qualcosa da imparare: se i nostri dirigenti di base mutuassero l’intelligenza e la generosità che prestano quotidianamente all’organizzazione delle nostre manifestazioni alla vita politica della UISP saremo un’associazione migliore e saremmo utili a costruire un paese migliore.
Per questo sento di dover convincere il corpo della nostra associazione che gli statuti “democratici” di tutte le ASD non siano dichiarazioni di principio per farsi belli, e che anzi la democrazia sia un gioco che, esattamente come i campionati di ogni disciplina che organizziamo, esige allenamento, arbitri preparati, un calendario definito, giocatori concentrati animati dal desiderio di segnare il gol più bello o di lanciare l’assist ad un proprio compagno.
Scherzando con gli amici organizzatori della GF di Portomaggiore mi sono più volte trovato a spiegare loro quanto sarebbe necessario trasferire la stessa passione, lo stesso metodo, la stessa pazienza, la stessa meticolosità usata per preprarare quella domenica al governo delle complicate trasformazioni che attraversano le nostre comunità. Lo penso davvero.
I consiglieri che andiamo ad eleggere avranno, fra le altre cose da fare (convinti che serva per farle meglio), il compito di animare il nostro Campionato Democratico. La letteratura insegna che per tirar fuori qualche Campione occorre necessariamente moltiplicare il numero di giocatori alla base.
Quindi nel primo consiglio (che sarà il 19 dicembre all’arginone) sottoporremo ai nuovi consiglieri il programma della stagione, indicando le partite imprescindibili e gli allenamenti opzionali, prestabilendo orari oggetti della discussione, stileremo una classifica sociale premiando la partecipazione ed il contributo di ciascuno, impegnandoci e stimolando ciascuno a lasciare traccia del lavoro che faremo.
Nel merito poi: cosa deve fare la UISP?
Non deve avere paura: a Ferrara abbiamo avuto la forza ed il coraggio di giocarci tutto, di rinnovarci, di rischiare laddove era chiaro che il modello doveva cambiare.
Il consiglio che vi proponiamo, fra membri effettivi e supplenti, mette sotto lo stesso tetto esperienze, energie ed entusiasmo che meritano di incontrarsi: ho chiesto ai diversi responsabili delle attività e a diversi tecnici della UISP di fare un passo indietro per lasciare spazio alle società sportive. Se la commissione elettorale non lo stravolge, nel quadro di massima dovremmo aver sostanzialmente raggiunto l’obbiettivo richiesto dal regolamento nazionale relativamente alla parità di genere. Il mio invito a ciascuno è di crearsi delle aspettative e dimostriamo insieme di esserne all’altezza: una sfida tutt’altro che facile.
Liberi di Muoversi
Ieri sera eravamo davanti ad una 40ina di rappresentanti delle società e ci confrontavamo via skype con una splendida avvocatessa rispetto agli ostacoli normativi, fiscali, sanitari ed assicurativi che gravano sugli organizzatori di manifestazioni sportive. Ad analizzare le follie previste dalle diverse leggi passa davvero la voglia di fare qualsiasi cosa.
La stratificazione di disposizioni contraddittorie finiscono per disegnare uno scenario di arbitrio e discrezionalità intollerabili.
L’attuale ordinamento giustifica un quadro di illegalità diffusa: ed essendo i giocatori sistematicamente in fallo basta che l’arbitro decida di intervenire per comminare una o più sanzioni.
Questo non è un gioco serio. E’ un’offesa al concetto stesso di legalità.
Sosteniamo da sempre che lo Sport sia un pezzo del sistema del Welfare ed in quanto tale necessiti di sostegno.
Ovviamente non tutto lo Sport: un ente fittizio giustificato solo dall’invadenza della politica o una ASD che maschera attività commerciali non è Welfare.
La Serie A (o B) non è Welfare. Lo Sport professionistico non è Welfare.
Stando alle indicazioni Europee (oltre che dell’ovvio buonsenso in tempo di crisi) quella cosa li non necessita di sostegno dalla fiscalità generale. Non è più tempo che le tasse (alte) dei cittadini vengano spese per sostenere quello che è a tutti gli effetti un segmento industriale la cui prospettiva dovrebbe essere il MERCATO.
Sotto la voce Sport convogliano 8-10 concetti anche molto diversi fra loro. Su queste definizioni servirebbe chiarezza e coerenza.
Se state leggendo in queste parole una critica locale alle questioni Stadio o Palazzetto rispondo che certamente l’occasione è troppo ghiotta per non togliersi qualche sassolino, ma chiedo più attenzione. Ci sono diverse decine di migliaia di euro spesi dagli enti locali, ma ci sono milioni di euro a Roma di sostegno diretto all’organizzazione dei campionati per SPA e professionisti milionari mentre non ci sono o vengono messe in discussione le risorse per lo “Sport di Cittadinanza”. Dei circa 400ml che il Governo regala ogni anno al CONI quasi 100 sono totale appannaggio dei ricatti della Lega Calcio (non quella UISP).
Abbiamo fatto una serata a discutere di questo: chi risponde di quella spesa? chi decide come allocare le risorse? chi risponde di quelle scelte? di quelle politiche?
Chi decide chi decide? Come vengono selezionati i massimi decisori dello sport italiano? Qual’è il grado di trasparenza e di controllo?
Pur senza parlare di olimpiadi ho la presunzione di essere stato abbastanza esplicito. Nel dubbio tento di esserlo ancora di più: quanti dei 100ml per lo Sport nelle Periferie arriveranno per aiutare la riqualificazioni del campo di periferia? O gli importantissimi fondi stanziati dalla regione per l’impiantistica sportiva sono stati indirizzati verso pochi impianti medio/grandi o verso tante strutture anche non tradizionali e più piccole?
Quello che chiamiamo Sport di Cittadinanza è la mission della UISP: far uscire le persone di casa garantendo a tutti (o lavorando per estendere al massimo) il diritto di muoversi. Il diritto al movimento oggi non è solo l’accesso alla palestra o alla piscina, è anche il parco, la strada, l’argine, la spiaggia, la piazza.
Cosa far sapere alla Politica
Il mondo sportivo, ma più in generale il mondo associativo del terzo settore ha bisogno di interventi, forse anche speciali. Ma prima delle cure ha bisogno di una diagnosi, onesta e puntuale. Non sono certo che la riforma in via di attuazione lo sia.
Perchè oggi abbiamo un problema di fisiologia, un problema di normalità: non servono punture se non hai il sangue!
Per il mondo delle associazioni lo scenario disegnato dal “combinato disposto” delle dozzine di provvedimenti privi di qualsiasi coerenza è un deserto sconfinato senza ripari, segnali o ristori.
Nel nostro comune siamo passati da un sistema fin troppo generoso nel garantire pluralità e accessibilità negli impianti a gare costose e poco appetibili che inducono non alla sana ed auspicabile collaborazione ma al cannibalismo associativo dettato dalla disperazione.
Questa non è una politica.
Serve LA Politica ed il Coraggio. Servono LE Idee. Servono LE Persone che si prendono un pezzo.
Serve LA Politica per aprire lo strettissimo pertugio che potrebbe consentire il fiorire de “la cittadella dello sport”.
Serve LA Politica per ripensare e riattivare le Polisportive di Quartiere che abbiamo in mente.
Con questo appuntamento congressuale abbiamo messo in cantiere alcune idee che confidiamo di concretizzare a partire dall’estate:
- Tre progetti di Polisportiva di Quartiere (Arginone, Giardino e San Luca) che vorremmo presentare in una occasione pubblica prima dell’estate.
- un Format di Festa degli Sport da portare in alcune aree attrezzate per attività particolari cui vorremmo dare visibilità (la cittadella dello sport piuttosto che lo SkatePark di via Caretti)
- Olimpiadi dei cittadini
Spensieratezza
Nel candidarmi ho la certezza di non essere più l’Enrico spensierato che avete eletto qualche anno fa, ma sento di essere ancor più determinato e consapevole del compito che ci spetta.
Ho ragione di credere che la lista di consiglieri che vi proporremo al termine dei lavori della Commissione Elettorale legittimi il vostro entusiasmo oltre che il mio.
Nel ringraziarvi per la pazienza vi invito ancora una volta ad usare questa occasione per prendere la parola e far succedere qualcosa. Lo dico in particolare ai più giovani che oggi possiamo buttare avanti e che non devono aspettarsi sia loro dovuto.