La Causa e il Fortino

Abbiamo fatto un lungo percorso; il congresso è cominciato all’inizio di settembre ed è arrivato qua: abbiamo convocato le società nelle assemblee di lega, abbiamo raccolto ansie e difficoltà ma anche aspettative ed idee.

Un percorso faticoso ed appassionante.

Abbiamo preso nota e tanti appunti sul lavoro da fare da qui in avanti, e che oggi  tenteremo oggi di raccontarvi.

#ISTRUZIONI PER L’USO

Abbiamo scelto di non stampare praticamente nulla e di pubblicare tutti i materiali della giornata di oggi su internet, alcuni ci sono già altri verranno aggiornati in diretta.

Per chi ha uno smartphone e volesse commentare su twitter lo invitiamo a farlo usando l’hashtag #uispfe.

Il tavolo di presidenza ha un mandato imperativo di far rispettare i tempi degli interventi ovviamente non per “silenziare” ma per poter dare spazio a tutti.

In questo senso vi invitiamo ad iscrivervi al dibattito.

Il mio intervento al Congresso del 17 gennaio 2013, a Cento (Fe).

# PRIMADITUTTO: PERCHE’ QUI

Un saluto ed un ringraziamento alle autorità presenti, ai rappresentati del mondo associativo, ai nostri delegati, a chi ci ospita.

Sono passati quasi 8 mesi dal (dai) terremoto(i) di maggio. Un terremoto che ha segnato la vita di molti di noi e la storia di questa provincia, e che ha colpito in modo particolare questo territorio.

Essere qui è la condizione necessaria e non sufficiente per dimostrare che la UISP è presente.

E’ solo un gesto simbolico? Abbiamo pensato di no.

L’abbiamo immaginata come una scelta, discreta, di presenza.

Di vicinanza ai concittadini, ai nostri associati e alle loro famiglie, ai dirigenti ed ai volontari delle società sportive che sappiamo essersi resi disponibili con ogni mezzo non solo nel momento dell’emergenza, e ovviamente agli amministratori per il lavoro che hanno svolto e stanno svolgendo.

Non è una scelta per raccontare cosa abbiamo fatto (la solidarietà arrivata da molte parti, degli amici in altre città, degli altri comitati, l’aiuto nei campi, le raccolte di fondi) o di immagine: quanto piuttosto per diffondere la consapevolezza che la ricostruzione sia tutt’altro che compiuta, che i molti dei problemi sono stati affrontati ma ne sono arrivati altri.

Pensiamo non ci sia altro modo che esserci, ascoltarsi, confrontarsi, organizzarsi e mettersi al lavoro. Come si dovrebbe sempre fare, meglio di come lo si è sempre fatto.

Questo è il primo degli impegni che sentiamo di assumerci nei confronti del nostro territorio per i prossimi mesi.

# QUI ED ORA

Ormai è chiaro a tutti che siamo protagonisti di un momento storico inedito, fatto di nuove sfide ed opportunità ma anche di rischi, di minacce e di pericoli. Sempre più spesso mi trovo a pensare che se volessimo essere onesti con noi stessi dovremmo riconoscere che il tempo che stiamo vivendo metta i brividi.

Sappiamo che in gioco c’è il futuro: anche qui, anche per noi.

La crisi economica iniziata nel 2008 al netto di quanto racconta a giorni alterni la propaganda non sembra ancora essere dietro le nostre spalle. Mentre i timidi segnali di ripresa continuano a rimanere all’orizzonte la quotidianità resta sommersa da vecchi e nuovi problemi: ad una legislazione farneticante si aggiungono nuovi bizantinismi burocratici, progetti di trasformazione incompiuti, nuovi concorrenti sempre più spesso “sleali”, aumento delle incertezze, calo delle attività, aumenti dei costi e contemporaneamente contributi pubblici o privati che vengono meno… una catena di disagi e difficoltà che stanno mettendo a dura prova le stesse relazioni.

Sentiamo di dover affrontare questa fase appellandoci all’intelligenza della solidarietà piuttosto che a quella dell’egoismo, anche se nel concreto -ad essere onesti- non abbiamo alcuna ricetta, se non quella di rimettersi continuamente in gioco.

Questo quadro si inserisce un momento delicatissimo per l’Italia, già sull’orlo del baratro circa un anno fa ed oggi trascinata in una delle peggiori campagne elettorali che almeno io ricordi, con il rischio concreto -complici alcuni accorgimenti di sistema quali la ormai famosa legge elettorale creata appositamente- di avere un nuovo governo debole o persino un nuovo stallo istituzionale.

Una situazione che il mondo sportivo già da troppi anni afflitto da una forte frammentazione, da una sostanziale mancanza di governo, da un distorto e pericoloso sistema di incentivi anche e soprattutto economici, non sarà in grado di sopportare ulteriormente. Non può consolarci il fatto che queste considerazione, con ogni probabilità, siano estendibili anche al di fuori del mondo sportivo.

Da alcuni anni abbiamo tutti condiviso che la crisi economica, le difficoltà degli enti locali, l’impressionante grado di non-credibilità del sistema nel suo insieme dovessero essere l’occasione per il cambiamento.

Avevamo detto “now or never”, ora o mai più, ma l’impressione è che nulla sia effettivamente cambiato.

Eravamo e siamo consapevoli che tutti i ragionamenti che faremo/facciamo al nostro interno potrebbero essere insufficienti e persino inutili se non cambia qualcosa anche fuori da noi.

Eravamo e restiamo consapevoli che per invertire la rotta non serva nulla di impossibile o di trascendente. Dal livello nazionale a quello locale abbiamo risposte e proposte.

Esigiamo però sedi qualificate di discussione e decisione al quale presentarle: in poche parole niente di più che un governo, vero, coerente, autentico.

Lo diciamo -ad esempio- dopo aver assistito da spettatori ad una delle più inutili delle riforme possibili interne al CONI.

E’ ancora forte il sospetto che le “decisioni irrevocabili” come quella di sopprimere i comitati territoriali rappresentino un sacrificio rituale teso a placare le richieste di cambiamento vero o peggio ancora che si tratti dell’ennesimo colpo di teatro ideato per allontanare l’opinione pubblica dalle questioni centrali.

La fila dei problemi insostenibili ed arci-nota è lunga: un carrozzone burocratico romanocentrico ed inefficente, una pletora di enti di promozione insignificanti giustificati non da un radicamento territoriale o da un merito sul campo ma solo dall’invadenza della politica, c’è un fondo di oltre 400 milioni di euro la cui principale voce di spesa è l’organizzazione del campionati di calcio (di questo calcio).

Abbiamo già avuto modo di riconoscere al CONI ed ai suoi dirigenti locali l’apprezzamento per il loro lavoro e la nostra personale solidarietà.

Oggi più di ieri con la dismissione delle sedi locali del Comitato Olimpico si avverte ancora più forte l’esigenza di una “casa dello sport”, di un punto di riferimento reale, e di una consulta rappresentativa del movimento sportivo.

La sede che la UISP si è sudata e conquistata dovrà essere questo: una “casa dello sport”. 

Allo stesso tempo non possiamo che chiedere che siano le istituzioni ad attivare rapidamente alle consulte, regolamentandone la vita e lavorando affinchè possano essere sedi di confronto permanenti.

Siamo consapevoli di avanzare queste proposte mentre sul fronte istituzionale puro, dopo anni di discussione sulle province insiste ancora un’incongnita, le contraddizioni del titolo quinto e delle autonomie regionali restano tutte sul tavolo, il “federalismo” tanto decantato pare soppiantato da un disfunzionale centralismo.

# LEGALITA’

Sappiamo che lo sport nasce, si sviluppa, e assolve la sua grande funzione sociale sul territorio, esattamente li dove registriamo la crisi di un sistema che non risponde in alcun modo alle attese.

Ma dobbiamo riconoscere che se esiste un problema di sistema di governo dello sport, ne esiste anche uno altrettanto grave -ed assolutamente più intollerabile- di comportamenti degli attori del mondo sportivo. Ce lo diciamo spesso senza mai essere realmente conseguenti.

La UISP è abituata a promuovere ed offrire legalità: in cambio pretende legalità.

C’è un Lega-pro giustamente e mai abbastanza screditata per scandali quali il calcio scommesse e le partite vendute -cose da indagatori dell’incubo- ma anche nei campionati amatoriali ci sono enti che tollerano gli scambi di persona nelle partite. Ci sono le grandi società per le quali si fanno i decreti “spalma debiti” ma ci sono anche le ASD costituite allo scopo di nascondere utili commerciali ed eludere l’imposizione fiscale attraverso il meccanismo delle sponsorizzazioni.

Ed in questo contesto come meravigliarsi e come contrastare i genitori ultras in ogni disciplina, dei comportamenti antisportivi a tutti i livelli, del narcisismo o dell’arroganza che vediamo diffondersi anche nel mondo amatoriale?

Siamo pieni di codici etici, carte di autoregolamentazione, ma siamo sprovvisti di sanzioni. Questa è la ragione per cui la battaglia della legalità nei prossimi anni deve essere tenuta alta.

# LA UISP OTTIMALE

Le assemblee che hanno preceduto questo appuntamento sono emerse domande di grande senso anche sul fronte interno all’associazione.

Una di queste è un tema squisitamente da congresso, che riguarda l’ambito territoriale ottimale della nostra azione: è ancora la dimensione provinciale?

Davvero pensiamo non sia di stringente attualità ragionare di come riorganizzare non solo e non tanto la nostra rete territoriale -che possibilmente sarebbe da estendere- ma soprattutto il sistema di governo e di gestione della nostra associazione?

“Governare” meglio la UISP nelle sue ramificazioni, organizzarla in maniera più efficiente è una delle risposte che dobbiamo ai soci e alle società alle quali offriamo l’opportunità di stare insieme all’interno di una associazione sulla base di un argomento razione elementare: perchè conviene.

Stare insieme, associarsi, conviene. E’ nostro compito orientare gli sforzi in quella direzione.

Ragionare attorno a quale sia l’ambito territoriale ottimale attorno al quale pensare la nostra associazione è il modo da un lato per contenere i costi, dall’altro per aggregare esperienze, professionalità e competenze ad un livello più alto, capace di attrarre l’attenzione di istituzioni, enti ed aziende che possano sostenere le nostre attività: perchè -lo ripeto- la trasformazione che abbiamo di fronte ha una dimensione davvero epocale.

In tutte le assemblee sulle attività da anni riscontriamo crescenti difficioltà ad organizzare manifestazioni e campionati. Eravamo abituati al volantino con tanti piccoli sponsor da poche decine di euro, dal bar al salumiere, ed al piccolo ma importante contributo del comune o della circoscrizione: oggi il quadro è cambiato.

Da alcuni anni otteniamo qualche riscontro solo mettendo insieme le manifestazioni in circuiti più ampi o qualificando le iniziative con progetti più ambiziosi ed innovativi.

Il mondo come era prima non ritornerà: non è una notte che deve da passare “tanto poi tornerà tutto come prima”. Stiamo già vivendo in un’altra fase, siamo i protagonisti di un momento storico inedito, fatto di nuove sfide ed opportunità.

A questa altezza dobbiamo collocare la UISP.

# LUOGHI DELLO SPORT

Una di queste sfide -ed il comitato di Ferrara lo sa bene- riguarderà e riguarda l’impiantistica sportiva tradizionale.

Il project di Beethoven è anch’esso l’emblema della rivoluzione copernicana che stiamo attraversando: si tratta di un nuovo modello non di una scelta circoscritta e contingente.

Un modello nuovo che ha a che fare con l’idea di un’impiantistica in grado di autosostenersi, di riqualificarsi e di efficentarsi ed è un’occasione per il movimento sportivo di responsabilizzarsi e di rendersi autonomo.

Non nascondiamo l’orgoglio nel ricordare che la UISP questa rivoluzione l’ha saputa leggere ed interpretare prima e meglio degli altri. Ora la sfida è dimostrare che possiamo davvero portare in questa esperienza tutto il valore della associazione. E sappiamo non essere un sfida semplice.

Crediamo che quanto avvenuto con la piscina comunale a Ferrara non sia un caso isolato. Il modello tradizionale secondo il quale l’Ente Locale proprietario costruiva e sosteneva più o meno direttamente la manutenzione e la gestione degli impianti sportivi risulta pressochè insostenibile in quasi tutti i nostri territori.

E’ un problema non circoscritto alle sole piscine ma riguarda le palestre comunali e delle scuole, piuttosto che i campi di calcio, tennis etc…

Ciascuno con i suoi problemi particolari.

Si tratta di casi da studiare, raccogliendo esperienze, numeri, confronti, ed impostare un nuovo modello. La UISP non parte da zero ed ha un osservatorio assolutamente qualificato.

Impegno concreto di costituire un gruppo di lavoro sull’impiantistica sportiva provinciale: ho già ricevuto sollecitazioni e disponibilità.

# LE NOSTRE ATTIVITA’

La UISP in questo contesto si gioca tutt’un’altra sfida, tutta nostra, che riguarda le attività.

Dobbiamo dimostrare di saper correre a testa alta e di tenere la palla tra i piedi.

Coniugare la visione con il “grass-root level” (come dice Borgogni) è quello che facciamo ogni giorno e non da oggi.

So -per interposte persone- che la UISP ha da sempre un’antica discussione: quella sulle fantomatiche “due gambe”, i progetti e le attività, l’attività tradizionale e quella innovativa, la UISP e le Leghe. La sfida molto pratica crediamo sia portare la UISP nelle società e le società nella UISP.

In questo senso il lavoro che vi proponiamo di fare (in realtà che stiamo già facendo anche con questo congresso) è disegnare il perimetro di tutte le attività UISP (nostre e delle nostre società) e collegarle trasversalmente rispetto all’ambito.

E’ successo così che una manifestazione nazionale della lega atletica Vivicittà si sposi con un progetto di analisi di impatto ambientale (a Ferrara prima che in tutta Italia) incontrando la disponibilità delle istituzioni e delle aziende.

E’ successo così che le attività istituzionali di alcune leghe si trovino abbinate ad iniziative delle nostre società all’interno di un progetto di animazione turistica parzialmente finanziato dalla Camera di Commercio e dalla Provincia: questo è “Un Mare di Sport”.

Anche in questo caso non nasconderei l’orgoglio di avere immaginato prima e meglio di altri i collegamenti lateriali del movimento sportivo che ora dobbiamo consegnare alle nostre società.

Nei prossimi mesi (in realtà settimane) lavoreremo per mettere in rete il lavoro e le iniziative delle nostre leghe e delle nostre società per migliorarne la promozione e la diffusione a 360°. Per “mettere in rete” si intende sia nel senso pratico di condividere informazioni in tempo reale che nel senso dare maggiore visibilità su internet, ma anche e soprattutto la capacità di lavorare in rete attraverso i social network, le “conversazioni digitali” e l’utilizzo di documenti condivisi grazie al cloud-computing.

Dalla rete delle palestre sicure, alla “rete blu” sulla scia del progetto della UISP Bologna “Pillole di movimento”, dai percorsi cicloturistici permanenti con la Strada dei Vini e dei Sapori, fino ad estendere le proposte di “vacanze e sport” ai nostri soci o le attività di “sport in natura”.

La curiosità è come nel corso delle assemblee oltre ai binomi ormai “usuali”, sport e turismo, ambiente, scuola, salute, azione sociale ne sono emersi di nuovi e curiosi, in qualche modo nello spirito di questi tempi: sport e legalità, sport e democrazia, sport e nuove tecnologie.

Siamo stati sollecitati a costruire quello che ancora non c’è: dalle corse virtuali, alle feste di fine anno delle nostre leghe, dall’All Star Weekend provinciale alle attività Last Minute o Low Cost; o ancora dalle leghe che non abbiamo sviluppato abbastanza come il beachtennis o il biliardino, il cricket, il paintball, l’orieteering, le bici a scatto fisso, fino ad arrivare ai giochi da bar, ai tornei con la Wii o ai raduni di pattinatori di strada.

Raccolto moltissime idee su come comunicare con i nostri soci, abbastanza per immaginare una conferenza dell’organizzazione e progettare corsi di formazione per utilizzare a pieno le potenzialità dei social network per dialogare.

E’ un’altro degli impegni che ci prendiamo e che consegnerei anche ai nostri livelli superiori.

Non è un problema organizzativo è lo strumento attraverso il quale aprire l’associazione ai nostri soci ed ai cittadini.

Nonostante il “terribile mondo complesso” che vi ho descritto esiste, traspare ed è emerso anche nelle nostre assemblee una inesauribile passione, competenza, saggezza, voglia di progettare… di ricostruire. Un patrimonio vero, sul quale investire.

# IL FORTINO E LA CAUSA

Il congresso è un lungo percorso ed oggi è un nodo di passaggio, vi ho raccontato ansie e difficoltà ma anche aspettative ed idee.

Poi ci sono le persone: oggi voteremo un nuovo consiglio, costruito con l’intento preciso di dare rappresentanza a tutte le attività, anche a quelle che non c’erano o “che ancora non ci sono”; grazie alla disponibilità di tanti dei consiglieri uscenti vi presentiamo un consiglio rinnovato del 50% che confidiamo contribuisca concretamente a distribuire le responsabilità, ad aprire l’associazione e ad alimentarne la vivacità ed il dinamismo.

Sono stato eletto presidente ormai un anno e mezzo fa: un compito che mi ha ovviamente onorato.

In tutto questo periodo non ho mai smesso di farmi una domanda. 

Cosa significhi oggi fare il “dirigente” di una grande associazione come la nostra?

Cosa distingue i dirigenti migliori da quelli peggiori?

Mi sono trovato sempre davanti allo stesso bivio.

Dimostrare la forza e la capacità di far crescere la propria associazione, nei numeri, nei fatti, magari a scapito dei propri concorrenti, oppure dimostrarsi generosi disponili a “perdere” qualcosa per migliorare la situazione complessiva.

La domanda ricorrente: servire la causa o proteggere il fortino?

Poi ho capito che le due cose non sono necessariamente contrapposte, anzi stanno insieme. 

Forse solo un paese bizzarro come il nostro può concepire culturalmente una contrapposizione fra interesse soggettivo ed interesse collettivo come se non potessero che essere mutuamente esclusivi. 

Ho capito che non sono contrapposte osservando il lavoro delle persone che la UISP la fanno vivere e crescere, promuovendo nei fatti un’altra cultura.

E’ sempre sconveniente fare nomi ma penso all’etica del lavoro di persone come Antonella e Paola, penso all’energia con la quale i nostri dipendenti stanno affrontando questi mesi difficili di transizione, penso a Tuna e alle infinite riunioni diplomatiche che abbiamo fatto insieme in queste settimane, alla forza di Robi, a Giangi e a Pio e a chi sta lavorando per la festa dell’atletica di domani sera, al sempre giovane ed ottimasta Biagio, penso al lavoro difficile fatto dalla Manu. O penso ai nostri giovani bistrattati da questo paese e troppo spesso anche dalla nostra associazione.

Mi fermo perchè l’elenco dei nostri istruttori o dirigenti, collaboratori o volontari delle nostre leghe, sarebbe lungo e complicato da gestire.

Fuori da qui qualcuno racconta che l’unica causa per la quale combattere sia il proprio fortino.

Noi, mai come in questi anni, stiamo facendo un’altra scommessa.

Quella di servire con generosità e l’intelligenza la causa dei molti persuasi che sia il modo migliore per servire anche il nostro futuro.

Pubblicato da Enrico Balestra

Dio è in ogni luogo, ma io ci sono già stato... Almeno due volte!

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